Il padre infedele – recensione di Franco Metta

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Il padre infedeleIL PADRE INFEDELE
di ANTONIO SCURATI

 

 

 

 

 

Un libro importante. Da leggere.
A me non e’ piaciuto.
Ma questa e’ una questione di gusto soggettivo.
Consiglio egualmente la lettura,a padri,mariti…. in servizio…. o aspiranti.
E’ scritto in un linguaggio molto ricercato,attento,dotto.
Vi capitera’ di leggere…. ” erotto in un pianto convulso ” per esempio.
Da far studiare a coloro in stato di perenne stitichezza espressiva.
Mi vengono in mente quelli che spesso ascolto in Consiglio Comunale e che, poi, tengono anche rubriche radiofoniche.
Persone che vivono da decenni, usando al massimo cento parole. Scurati sarebbe utile.
Lo stesso dicasi per molti colleghi,assassini seriali di poveri congiuntivi.
Scurati andrebbe non solo letto, ma studiato, persino.
E’ la storia di un laureato in filosofia, con tesi su Hegel, che si dedica all’arte culinaria.
Racconta i Suoi affetti, i Suoi amori, i Suoi rimpianti, i Suoi tradimenti, il Suo essere marito, il Suo essere padre.
Scritto bene, dicevo; con introspezione psicologica sicuramente apprezzabile.
Solo, per me sia chiaro, un po’ troppo scontata, prevista, gia’ letta.
Il protagonista, fiero single, finisce per decidere di sposarsi influenzato dallo spot della Barilla…..
Se ci pensate, e’ una ” trovata ” narrativa intrigante, ma anche gia’ sentita, gia’ largamente commentata, quindi, non originalissima.
Ma: Alt !
Non voglio influenzare oltre il Vostro eventuale giudizio.
La parte sicuramente piu’ coinvolgente, oltre a quella del rapporto con la figlia appena nata (struggente),
e’ quella dedicata al sesso. Al sesso nel matrimonio, in particolare.
Al sesso fedifrago, anche.
A pagina 92, ho goduto.
Il protagonista e’ stato sous – chef della Antica Osteria della Pesa.
Via Pasubio, a Milano.
Esiste. Ci mangio regolarmente, benissimo, quando sono a Milano.
In sala una lapide dedicata ad Ho Chi Min, che li’ ha mangiato negli anni trenta.
Ma anche, dico in sala, una affascinante, deliziosa signora, sempre elegantissima, da anni rigorosamente vestita solo di bianco e di nero.
Con scicchissime scarpe bicolori: nel senso che una e’ bianca e l’altra nera.
Deliziosa.
E anche in questo torna questa mia strana relazione con Scurati.
Suggerisce il ristorante che frequento, siamo in sintonia, dunque.
Ma li’ Lui mangia cervella fritta e ossobuco.
Io risotto giallo e cotoletta a ” recchia ” di elefante, inarrivabili.
E, Voi che potete, zabaione caldo e lingue di gatto.
Magici.

Franco Metta
per la Fondazione Giuseppe Tatarella.