Diario di un giudice – recensione di Franco Metta

In Recensioni il

Diario di un giudiceDIARIO DI UN GIUDICE
di DANTE TROISI.

 

 

 

 

 

 

 

 

Da un Giudice che abbia letto e meditato su questo Diario, mi farei giudicare volentieri.
Vorrei che tutti i miei assistiti fossero giudicati da un Giudice come Dante Troisi.
Che vive ogni condanna come una sconfitta.
Questo diario e’ stato pubblicato per la prima volta nel 1955.
Per averlo scritto l’autore fu sottoposto a procedimento penale e sanzionato con la censura.
Pensate, che tempi.
Lettura interessante, per gli addetti ai lavori certamente.
Ma anche per chi, non addetto, abbia interesse per la Giustizia e per come questa funzione statale essenziale venga amministrata.
Si scrive di anni addietro, della procedura penale di epoca fascista, dei costumi di quell’epoca.
Ma la lettura e’ egualmente ricca di spunti di riflessione interessanti.
C’e’ la storia del ladro di due polli, condannato dal Pretore in primo grado a 18 mesi di carcere. Una enormita’.
Pena confermata dal Collegio, in cui sedeva Troisi, anche in appello.
E il Pretore, incontrando Troisi, gli chiede come abbiano mai fatto a confermare quello sproposito di condanna.
Che egli aveva inflitto, contando sulla futura prudenza e ragionevolezza del Giudice di secondo grado….
Intanto che loro si affidavano reciprocamente alla rispettiva fiducia e buon senso,il ladro di polli si fece diciotto mesi di gattabuia, nove per ogni pollo.
Non posso non citarVi testualmente un passaggio che,confesso, mi ha alquanto inquietato:
” I GIUDICI PARLANO DEL SESSO PIU’ SPESSO CHE ALTRI. FORSE PERCHE’ DURANTE L’ UDIENZA NON SI SA COME IMPEGNARE I PENSIERI IN OZIO”.
Diavolo. Non so se sia vero.
Ma ieri discutevo e il dubbio che il Tribunale stesso pensando al sesso, mentre io parlavo, mi ha reso un po’ nervoso.
Parlando di se’, di Giudici, non puo’ non parlare di Avvocati.
E mi riconosco molto in quello che Troisi intuisce sia la filosofia professionale, gli atteggiamenti esteriori, le condotte di molti.
Dedica un passo agli Avvocati che esercitano accompagnati dai figli, giovani laureati.
Un passo commovente e vero, per me che in quella condizione mi trovo.
Non ve lo cito.
Se volete ve lo andate a leggere, e’ a pagina 47.
Io lo trascrivo, ma solo in una mail privata.
Solo per Ale e Paoletta.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.