Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve – recensione di Franco Metta

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Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

                                  IL CENTENARIO CHE SALTO’ DALLA FINESTRA E SCOMPARVE.
di JONAS JONASSON

 

 

 

 

 

 

 

Boh, questi fenomeni letterari.
Li compri sti libri.
Li vorresti leggere con voglia di scoprire perche’ siano diventati fenomeni
letterari.
Almeno a guardare le classifiche di vendita e certe recensioni, che somigliano
tanto a delle ” marchette “.
Poi….
Scopri che si’, le prime cinquanta pagine sono gradevolissime.
Tutto il romanzo e’ scritto bene: scorrevole, con uno stile vivace e fluido, che prende.
Diverte anche.
Strappa dei sorrisi.
Ma, poi, delude. Stanca.
Il centenario che fugge, trova la maniera di raccontarci la Sua vita.
Ma il romanzo scade nel paradosso.
Sfrenato.
Senza limiti.
Sfilano personaggi della storia del Novecento.
In cui il centenario si imbatte.
In circostanze assurde.
E’ una sorta di umorismo psichedelico. Irreale.
Stufa.
Stanca.
Cominci a saltare, a sfogliare, invece di leggere.
Alla fine ti fanno male le mani, che reggono il tomo, pesantissimo.
Il cervello Ti vola via altrove, perche’ il racconto e’ cosi’ assurdo, che non
diverte piu’,non interessa, non intriga.
La stessa fuga e’ travolta dal paradosso.
Dico, per esempio, puo’ essere che tu fugga con al seguito un elefante,
trasportato in un camper smodato ?
Trainato da una…. autovettura…. che avra’ un motore marziano….
Puo’ essere che tu sia inseguito da banditi spietati, che finiscono ammazzati
nelle maniere piu’ incredibili.
Per dire, uno dei banditi muore, perche’ il pachiderma,in piena campagna svedese,
ci si siede sopra.
Ma va la’, alla Ghedini.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella