La tela del doge – recensione di Franco Metta

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La tela del doge

    LA TELA DEL DOGE

di PAOLO FORCELLINI

 

 

 

 

 

 

Non e’ un “giallo” .
Piuttosto la storia di una indagine, di una normale indagine di Polizia, in un normale Commissariato.
Con la non trascurabile particolarita’ che si tratta del Commissariato di Polizia di Fondamenta San Lorenzo, in Venezia.
Un altro romanzo iscritto al filone, che va di moda da qualche tempo, dell’investigatore italiano.
Anzi, del poliziotto italiano.
Simpatico, fuori registro (qui Marco Manente e’ un alcolizzato, si scopa le sospettate, non rispetta Magistrati e Superiori, insulta subordinati, quando non concupisce subordinate).
Uno con cui farete subito amicizia: cialtrone, di dubbi principi morali, ma simpatico a pelle.
Si legge come gradevole passa tempo….fino a quando non finisce in una “americanata” ridicola, con Ministri ladri di quadri (che…poi….finiscono arrestati…..ma dove? In Italia….ma va), cose inverosimili, vicende tragicomiche, in cui il simpatico Manente che avevamo conosciuto all’inizio, sbronzo e scanzonato, non meritava di finire come un qualsiasi detective americano dei canali Sky.
Dunque?
Si puo’ leggere, se volete, ma forse meglio usarlo come guida turistico eno gastronomica, se avete in programma una gita a Venezia.

Bevete:
” Terre Alte ” di Livio Felluga;
” Breganze ” bianco,superiore;
” Marzemino “;
” Sauvignon ” dei Colli orientali del Friuli;
” Picolit ” vino da meditazione;
” Muller Thurgau “;
” Gewurztraminer ” vino altoatesino del maso Nussbaumer;

Mangiate:
“Da Remigio,in Salizzada dei Greci,canoce (le nostre cicale) lessate e condite olio,limone,pepe prezzemolo;
Alla Osteria “Al Portego”, uova soda con acciughette, misto di capesante e peoci, moeche fritte, granchi della laguna,catturati nel momento della muta, quando si liberano della corazza e diventano teneri e deliziosi;
Alla Osteria Santa Marina,ma occhio: Manente ci porta una donna raffinata, da conquistare; tanto ” osteria ” non dovrebbe, poi, essere; si mangiano cappelunghe e carpaccio di capesante con fois gras affumicato, tagliolino nero in busara di astice, scampi in saor di porro e zenzero;
In Fondamenta Bragadin al “Cantinone Storico”: risotto di go (pescetto della laguna introvabile), coda di rospo con contorno di articiochi.

Visitate:
Campo San Lorenzo, pensatoio di Manente;
Ponte della Tetta; esiste: e’ il posto dove le baldracche della Serenissima, con tanto di licenza, nei secoli andati,affacciandosi alla finestra,mettevano in mostra la loro mercanzia;
Campo SS Apostoli, venendo per Strada Nuova;
Campo Santo Stefano, di una bellezza commovente;
Campo S. Bortolo, dove i veneziani, non i turisti, si danno appuntamento, sotto la statua di Carlo Goldoni;
Scuola Dalmata, una realta’ museale preziosa,uno scrigno, assai poco valorizzato.
Infine, toglietevi lo sfizio di comprendere perche’:
Il veneziano beve un “un ombra”;
Cos’e il “mozzo da culo”;
Colleoni a che deve il proprio cognome;
Chi era soprannominato “cagalibri”;
Carnevale che origine ha.
E gia’ che siete a Venezia, una puntatina ad Abano ci sta!
All’hotel Trieste e Vittoria il generale Diaz scrisse il bollettino della Vittoria.

Franco Metta

Per la Fondazione Giuseppe Tatarella